Forse avevate già letto settimane fa la comunicazione di Borile nella quale rivendicava l’idea e il progetto di rilanciare una moto Scrambler che ricordava la Ducati di 30 anni fa, un’idea che al Salone di Milano del 2011 aveva riscosso molto successo.
Purtroppo è notizia recente che la disputa, non essendoci stati accordi tra le parti, è finita in tribunale e la sentenza del tribunale di Bologna multa Borile e la condanna al pagamento delle spese legali per il comunicato (che riportiamo sotto) ritenuto denigratorio nei confronti di Ducati pubblicato in ottobre 2014. Mi spiace molto per la vicenda perchè è comunque qualcosa di poco piacevole nel mondo della motocicletta, non voglio esprimere pareri o giudizi solo riportare i fatti per mera informazione.
Comunicato Borile:
«È di questi giorni la presentazione di Ducati della “sua” Scrambler. Come è a tutti noto, e in particolare alla stampa, il nostro progetto Scrambler con motore Borile-Ducati è nato con la piena disponibilità e anche il dichiarato “incoraggiamento” di Ducati stessa, quando Amministratore delegato era Gabriele Del Torchio (poi Ad di Alitalia) e poco prima che la casa di Borgo Panigale fosse ceduta ad Audi.
In Ducati tutti sapevano di questa collaborazione, al punto che si misero a disposizione per fornirci testa e cilindro. L’operazione avrebbe comportato la possibilità – questi almeno erano gli intendimenti – di vendere il modello anche nei concessionari Ducati.
Non parliamo di un’era fa, non sono passati più di tre anni. All’Eicma 2011, presentammo il “manichino” della moto alla stampa, con riprese tv e interviste.
Poi, se ne va Del Torchio. Arriva Audi e noi non riusciamo più nemmeno a fissare un incontro e, guarda guarda, qualche mese dopo iniziano a girare le voci di un progetto Scrambler Ducati.
Oggi la Scrambler Ducati è stata ufficialmente presentata, gialla, ovviamente più finita, industrialmente più raffinata e affinata rispetto alla nostra ma, l’idea è stata nostra e l’abbiamo svelata a Ducati ben prima che decidessero di rifare la Scrambler.
Ne prendiamo atto e oggi vogliamo soltanto raccontare questa storia, senza “piagnistei”, ma per orgoglio di marca, perché è doveroso spiegare i rapporti intercorsi e la “disattenzione” del colosso tedesco verso la piccola impresa italiana.
Lo dobbiamo in primo luogo al genio creativo e all’intuito di Umberto Borile, e nel fondato sospetto di essere stati usati – perché è esattamente così che ci sentiamo – consapevolmente e gratuitamente come “indagine di mercato” e addirittura come “tester”.
Dal momento che non si producono moto come le nostre se si è abituati a strizzare l’occhio al quieto conformismo, al lasciar correre, ad una silenziosa e un po’ vile convenienza ma soltanto se si è autentici e solidi, se si è orgogliosi del proprio mestiere, se si è sinceri con se stessi e con i consumatori, abbiamo l’obbligo di non fingere noncuranza di fronte a questa poco auspicata novità.
Per questo vi abbiamo raccontato l’accaduto. E, poi, abbiamo guardato la nostra Scrambler. E abbiamo capito che la sua produzione, nonostante le difficoltà procurateci, ha più senso di prima»